Alpe di San Michele, non solo panorami mozzafiato
Alpe di San Michele, non solo panorami mozzafiato
L’alpe di San Michele è un ottima meta per i picnic all’aria aperta (ci sono tavoli per le compagnie numerose) ma è anche un posto da cui partire per fare belle passeggiate nei boschi e vedere il Masso delle Croci.
L’alpe di San Michele, a cavallo tra la Valcuvia e la Val Travaglia, non solo offre un panorama impareggiabile sul Lago Maggiore ma è anche punto di partenza per belle passeggiate nei boschi circostanti attorno al Monte Colonna.
Attenzione: è vietato nelle aree pubbliche (giardini, spiagge, parcheggi, ecc. ) accendere fuochi o preparare braci e carbonelle, salvo esplicita autorizzazione. È altresì vietato installare tavoli o attrezzature simili: ci si siede sui tavoli eventualmente già presenti.
L’alpe di San Michele si chiama così per la presenza dell’omonima chiesetta di origini molto antiche. I sentieri che si snodano a partire da San Michele sono diversi, alcuni fanno parte dei sentieri 3V, altri sono più recenti ma altrettanto interessanti. Uno tra questi è il Trekking degli insubri, adeguatamente segnalato, che porta al Masso delle Croci o Altare degli Avi, un masso erratico tutto ricoperto da incisioni di probabile origine celtica.
Il mistero di San Michele…
Roberto Corbella, nel filmato riproposto da Vareseguida, narra del mistero che aleggia sulla zona ipotizzando una possibile presenza di monaci irlandesi in questi luoghi, avvallata sia dal tipo di incisioni presenti sul masso erratico…..
sia dalla presenza di una certa iconografia nella vicina chiesa romanica (San Michele è stato uno dei primi santi della cristianità, venerato dai guerrieri longobardi, come è stato scritto qui in riferimento alla chiesa di Voltorre). In questa chiesa romanica (altre chiese romaniche in Valtravaglia le trovi qui), che pure ha conosciuto diversi interventi nel corso dei secoli, sono stati rinvenuti affreschi degli anni Mille dal sapore “bizantino” e arcaico, uno dei quali raffigura un curioso S. Ambrogio imberbe (clicca qui per vedere le foto).
…e il villaggio fantasma
Proseguendo nel sentiero si arriva a Brissago Valtravaglia, non senza prima essere passati attraverso il villaggio abbandonato di Cavojasca, anch’esso fonte di leggende popolari dove il confine tra realtà e mito resta sottile. Il villaggio sembra abbia anch’esso origini antichissime celtiche. Nel Cinquecento pare che sia stato abitata da un pericoloso brigante, tale Francesco da Cavojasca. Fu popolato fino al 1943, anno in cui nei giorni dell’armistizio venne trucidata barbaramente Paola Cerini.