La nostra esperienza Candelight: reportage della serata alla Terrazza 241 di Como
La nostra esperienza Candelight: reportage della serata alla Terrazza 241 di Como
Prendete una location già bella di suo, arricchite l’atmosfera con centinaia di candele e, già che ci siamo, immaginatevi un concerto fatto di strumenti classici lì, a pochi metri da voi. Tutto questo è Candelight, almeno sulla carta. Noi, che preferiamo l’esperienza diretta per giudicare qualsiasi cosa, abbiamo deciso di partecipare alla serata tenutasi a Como presso la Terrazza 241, nel magnifico contesto dell’Hilton Lake Hotel. Ecco come è andata!
Sulla carta è sempre tutto bello. Ma noi, diffidenti per natura, abbiamo voluto provare sulla nostra pelle una delle esperienze più gettonate fra quelle proposte da Fever. Arrivati a Como, nella hall dell’Hilton Lake, ci attende un bel cartellone che indica il percorso per la terrazza 241, supportati in ogni caso da personale gentilissimo. Il biglietto parla chiaro: bisogna presentarsi almeno 30 minuti prima, momento in cui altro personale dedicato all’evento Candelight esegue il check-in.
Si respira aria di professionalità, nulla è improvvisato o lasciato al caso. Notiamo con piacere che la location permette anche ai disabili di accedervi senza alcun problema. Sul biglietto è indicata la zona, nel nostro caso A (la migliore, quella più vicina ai musicisti, tenetene conto in caso di prenotazione). All’interno della zona A, chi prima arriva meglio si accomoda: noi eravamo proprio in prima fila!
Uno dei punti fissi di ogni evento Candelight è l’effetto wow della location in cui si svolge: trovandoci al sesto piano, in terrazza, con centinaia di candele accese e come sfondo il magnifico lago di Como, possiamo dire che questo primo obiettivo è sicuramente centrato. Nonostante non sia ancora buio e non ci sia ancora traccia di un musicista.
L’attesa nell’ora blu – Candelight Como, terrazza 241 Hilton Lake
L’atmosfera è rilassata ed esclusiva, ci sono sedie e divanetti, con candele ovunque. Abbiamo fatto bene a scegliere un dress code abbastanza elegante: lo stesso hanno fatto le altre persone presenti, diciamo dal business casual in su. Ci sono tante coppie e stupisce per certi versi la presenza di persone di ogni fascia di età. Il bello piace a tutti, qualora servissero ulteriori conferme.
Adiacente alla terrazza allestita per il concerto, c’è un’altra zona con i tavolini all’aperto, il bar e vicino anche una piscina ultramoderna: anche qua l’effetto wow è garantito! Per gli ospiti del concerto c’è in omaggio dell’acqua fresca in bottiglia, ma per chi voglia prendere un aperitivo prima del concerto, c’è la possibilità di usufruire del servizio bar adiacente, con pagamento a parte.
Questa sera si esibirà il Quartetto Arceus: due violini, una viola e un violoncello, chiamati ad eseguire un repertorio sicuramente “anomalo” ma anche per questo molto interessante: i più grandi successi dei Coldplay, una delle band pop di maggior successo degli ultimi vent’anni. Siamo molto curiosi di sentire come verranno eseguiti da un quartetto d’archi, ma l’idea che si fa sempre più strada è che Fever non lasci nulla al caso e ci stia abituando bene: siamo ormai certi che saranno musicisti professionisti di rango, come promesso.
Una presentatrice ci annuncia l’inizio imminente del concerto. Si potranno fare foto e video solo quando ci verrà comunicato dal quartetto, cosa che avverrà nel corso dell’ultimo brano. Quindi sì, si possono fare foto e video ricordo, rigorosamente senza flash per non disturbare i musicisti. Ci stupisce, positivamente, l’entrata in scena del quartetto: sono quattro giovani, tre uomini e una donna, che difficilmente arrivano alla trentina.
Fin dall’attacco della prima nota è emozione. Canzoni note, in questo caso Clocks, prendono vita dalle corde e dalle melodie perfettamente intrecciate e armonizzate dai quattro musicisti. Se questo è l’inizio, accidenti. Il massimo arriva a metà concerto per protrarsi fino alla fine: col calare del buio tutto il fascino della serata raggiunge il culmine. L’atmosfera è veramente magica: centinaia di candele sembrano ballare a ritmo della musica (sono a LED, per questione di sicurezza, ma “ballano” come quelle vere), con il pubblico assorto in un silenzio ammirato.
Le canzoni che scorrono sono quelle che conoscono bene i fan del gruppo britannico: dopo Clocks, seguono Trouble, Don’t panic, Fix You, Yellow, A sky full of stars in un crescendo di good vibes, provate sia dal riconoscere le melodie note, sia dall’apprezzare la diversa sonorità degli strumenti. Il violino solista di solito esegue la melodia principale, ma a volte a prendere il sopravvento è il violoncello, e a volte interviene sorprendentemente anche la viola.
Non siamo degli intenditori musicali, ma capiamo che le partiture sono state studiate alla perfezione, e notiamo quando i giovani musicisti, per partire e terminare insieme, si scambiano degli sguardi di intesa. A volte sussurrano tra di loro alla fine di un brano, forse per mettersi d’accordo su cosa fare dopo.
In effetti, nelle pagine di descrizione dei concerti Candlelight, c’è spesso scritto che il programma è “provvisorio”, ma questo perché – come in tutti i concerti dal vivo – ogni esperienza live deve essere unica e irripetibile e basarsi sull’ispirazione del momento. Gli artisti non sono dunque imprigionati dentro uno schema fisso, ma sono legittimati a cambiare di volta in volta – chiaramente sempre restando fedeli al tema di base, all’artista da tributare.
Le note scorrono veloci nel riprodurre The Scientist, Hymn for the weekend ed infine Viva La Vida, la canzone durante la quale sarà permesso scattare fotografie o registrare video.
Anche Diana ha voluto una fotografia speciale alla luce delle candele Candlelight: tenete però presente che non tutti gli smartphone riescono a fare degli scatti di qualità, con la luce notturna. In ogni caso Fever ha pensato anche alla possibilità di avere un ricordo fotografico, e in alcuni concerti mette a disposizione dei fotografi professionisti per portarvi a casa un ritratto unico, oltre che un ricordo sonoro e visivo impareggiabile.