In montagna con le ciaspole: una piccola guida per gustarsela in sicurezza
In montagna con le ciaspole: una piccola guida per gustarsela in sicurezza
Non ha prezzo sentirsi in mezzo alla natura, nel silenzio, su un manto innevato che regala emozioni ad ogni metro. Andare in montagna con le ciaspole, però, può essere rischioso. Ecco come affrontare un’escursione in tutta sicurezza, con un occhio di riguardo anche per le nuove normative in vigore dal primo gennaio 2022.
Chi ha avuto la fortuna di andare in montagna con le ciaspole, magari in una giornata di sole, sa benissimo di quale bellezza si può godere nel silenzio innevato delle nostre bellissime Alpi e Prealpi. Il recente “boom” delle ciaspole ha diverse origini, non ultima la pandemia non ancora finita. Molti appassionati di montagna, nel corso del 2020, si sono ritrovati con impianti chiusi e località sciistiche praticamente off limits. Non solo: per molti è stata anche l’occasione di provare qualcosa di nuovo, una sorta di “trekking sulla neve”, riscoprendo luoghi vicini a casa che in precedenza non avevano mai considerato.
Insomma, non solo l’appassionato ma anche il neofita ha deciso di mettersi le ciaspole ai piedi e percorrere sentieri innevati più o meno ripidi, più o meno impegnativi, trascurando spesso la sicurezza. Su questo aspetto, lo ripetiamo sempre, non bisogna mai abbassare la guardia. Anche perché sono molti quelli che affrontano, con la leggerezza figlia dell’inesperienza, una “tranquilla ciaspolata”, magari anche con i figli piccoli, senza averne mai fatta una prima e senza una persona esperta al seguito. Dal primo gennaio 2022 entreranno in vigore nuove norme che riguardano proprio le attività invernali all’aperto, fra cui appunto anche quelle che prevedono l’utilizzo di ciaspole. Se per lo sci alpino entra in vigore l’obbligo del casco fino ai 18 anni (per ora è fino ai 14), il divieto di pratica in stato di ebbrezza e l’assicurazione obbligatoria (per responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi), per le ciaspole la norma è controversa. Prima delle norme, però, ecco i consigli delle migliori guide alpine che fanno appello, prima di tutto, al buonsenso.
1. Previsioni del tempo
Prima ancora di uscire di casa, valutare bene le condizioni meteorologiche perché, si sa, in montagna può cambiare tutto in fretta. Scegliere una bella giornata senza possibilità di precipitazioni, anche perché se queste si verificano sono quasi sicuramente di tipo nevoso. Questo può significare perdere traccia del percorso già effettuato, rischio di visibilità zero, vento e, ovviamente, freddo. La sicurezza, prima di tutto. Sempre.
2. Abbigliamento e attrezzatura base adeguata
Non è una scampagnata, quando è capitato a tutti di vestirsi un po’ come capita. Abbiamo inserito alcuni link ad Amazon come suggerimento per eventuali acquisti, ma ovviamente il nostro discorso ha una validità generale. La scelta deve ricadere su capi possibilmente tecnici, pensati per l’inverno, a partire imperativamente dalle ghette da neve, dalle calze da montagna e dagli scarponi invernali. Si tende a pensare molto alla giacca e poco alle estremità. L’ideale, per affrontare la neve con le ciaspole, è quello di indossare scarponi impermeabili, ghette da trekking e calze alte. I piedi, insomma, devono sempre e comunque stare all’asciutto. Fondamentali anche i bastoncini da trekking, guanti e copricapo caldo. Nello zaino non devono mancare acqua, cibo, un battery bank per ricaricare il telefono e possibilmente una pila frontale, anche economica, utile nel caso ci si perda e diventi buio.
3. Tempi di percorrenza
Con le ciaspole si va più lenti, circa il 50% in meno rispetto ad una normale camminata estiva. Ed è molto più impegnativo in termini di fatica. Se un determinato percorso, fatto senza neve, richiede due ore, con le ciaspole dovete metterne in conto almeno tre. Attenzione anche alla lunghezza delle giornate, che in inverno sono ben più corte. Pianificare quindi con cura l’itinerario, lasciandosi un buon margine per i tempi di rientro.
4. Pendenze eccessive
Un pendio innevato è molto più impegnativo dello stesso pendio, nello stesso identico luogo, affrontato in primavera o in estate. Le ciaspole fanno quel che possono ma non i miracoli: non avranno mai la tenuta, il grip, di una calzatura tecnica sull’asciutto. Le cadute causate dai pendii troppo ripidi sono gli incidenti più frequenti fra gli appassionati di ciaspole. Il consiglio è sempre quello di seguire sentieri battuti e ben segnalati (ce ne sono moltissimi nelle nostre zone), lasciando agli esperti eventuali escursioni in neve fresca o su terreni non battuti. Nel caso ci si imbatta in un pendio imprevisto, magari lungo e visibilmente impegnativo, non bisogna avere dubbi: si torna indietro. Le ciaspole sono adatte per terreni pianeggianti o poco inclinati.
5: Per i più esperti (ma non solo): kit di sicurezza (auto-soccorso)
Nel fuoripista, che sia con sci, a piedi, con ciaspole, è obbligatorio il kit di sicurezza di auto-soccorso. Di cosa si tratta? E’ composto da tre elementi:
1. Apparecchio di ricerca in valanga. Noto come ARVA, Apparecchio di Ricerca in VAlanga o come ARTVA, Apparecchio di Ricerca dei Travolti in VAlanga, è uno strumento salvavita elettronico. Le dimensioni sono simili a quelle di un pacchetto di sigarette e ogni persona dell’escursione deve portarne uno sempre con sè, meglio se fissato bene al corpo, come in una tasca interna della giacca o bloccato alla cintura con apposito laccio. Serve a comunicare la posizione di una persona travolta da una valanga agli altri componenti dell’escursione. Ecco il motivo per cui si
chiama kit di auto-soccorso: una persona travolta da valanga, in assenza di ferite gravi, ha solo 15 minuti di tempo per essere estratta viva dalla neve. Ad intervenire devono per forza i compagni di escursione. Manca infatti il tempo materiale per fare arrivare il Soccorso Alpino in tempo. Quando l’escursione inizia, tutti i partecipanti impostano il proprio ARVA come “trasmittente”. Nello sventurato caso in cui una o più persone vengano travolte da una valanga, i superstiti potranno impostare il proprio ARVA su “ricevente”: con un raggio utile di qualche decina di metri, i superstiti sapranno individuare con precisione la posizione dei compagni in pericolo di vita.
2. Ecco perché il kit prevede anche una sonda cercapersone, solitamente in alluminio e componibile (sta nello zaino), che montata è lunga circa 240cm. Serve ad individuare fisicamente un corpo travolto da valanga, essendo la neve solitamente non compatta. Infilando la sonda nella neve, nella zona indicata dall’ARVA, si avranno chiare indicazioni sulla posizione della vittima, poiché la sonda nella neve fresca si fermerà incontrandola.
3. Il terzo componente è una pala ripiegabile, anche questa adatta al trasporto nello zaino. Meglio diffidare di quelle in plastica e optare per quelle metalliche. Scavare velocemente con una pala e non con attrezzi di fortuna può fare veramente la differenza fra la vita e la morte.
Esistono in vendita kit ARVA completi, con prezzi che partono dai 250€ circa a salire, sebbene non di molto. Sono cifre da spendere senza battere ciglio, se l’intenzione è quella di inoltrarsi nel fuoripista e lontani dai sentieri. In questi casi si è anche lontani da altri escursionisti che potrebbero avvisare i soccorritori in caso di emergenza. La nuova normativa ne prevede l’utilizzo già con scala di rischio moderato valanghe (livello 2). Per conoscere il livello di rischio in una determinata zona, si può fare riferimento al bollettino valanghe di ARPA Lombardia oppure, per tutto l’arco alpino e in generale l’Italia, è ottimo anche il report di Aineva.
Riassumendo…
Andare in montagna con le ciaspole è bellissimo. Occorre però fare attenzione all’abbigliamento, orari di partenza e rientro ma soprattutto grado di difficoltà. Le insidie ci sono, non deve ingannare l’apparente somiglianza con il normale trekking primaverile ed estivo. Scegliere sempre qualcosa di adatto alle proprie capacità, tanto la montagna è sempre bella. Informarsi bene prima di partire e, se possibile, aggregarsi ai gruppi organizzati dal CAI o enti simili a cui partecipa sempre gente esperta. E se proprio si vuole andare
in autonomia, non avere alcun tentennamento nel tornare indietro quando il percorso che si ha di fronte non convince o diventa troppo ripido.