LE PALUDI DI ARSAGO, IL REGNO DEGLI ANFIBI

LE PALUDI DI ARSAGO, IL REGNO DEGLI ANFIBI

Dànno il meglio a seguito delle piogge primaverili, quando le pozze che si formano in ogni piccolo avvallamento del terreno trasformano il bosco in un surreale scenario fantasy, dove querce di oltre 30 metri emergono dall’acqua. Stiamo parlando delle Paludi di Arsago nel Parco del Ticino dove ci sono molte specie di anfibi, alcune molto rare.

Le Paludi di Arsago sono un vasto complesso forestale sito tra Somma Lombardo, Mornago, Besnate e, appunto, Arsago Seprio. La denominazione “paludi” deriva dalla presenza di stagni all’interno del bosco, alcuni dei quali permanenti tutto l’anno, altri invece che tendono a riempirsi, appunto, a seguito di periodi piovosi. Si tratta di un ambiente di particolare valore naturalistico, sito a ridosso della conurbazione gallaratese ed interamente compreso all’interno del Parco del Ticino. Per gli habitat e le specie che ospita è inoltre protetto a livello europeo in qualità di Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Una fittissima rete di sentieri che si snoda al suo interno lo rende un ideale luogo di svago a piedi ed in bicicletta, raggiungibile in poco tempo sia da Varese che da Busto Arsizio e Gallarate.

La morfologia dell’area, che misura grossolanamente 4 x 3 km, è dolcemente ondulata tra i 250 m del torrente Strona, che marca il confine ovest del sito, e i 330 m del Monte della Guardia. Ci troviamo infatti in corrispondenza di un cordone morenico tra i più meridionali della Provincia di Varese, formato quindi dal deposito del ghiacciaio del Verbano che durante la sua massima espansione (circa 300.000 anni fa) raggiungeva proprio questa zona.

Alcuni avvallamenti del terreno, come detto, sono stati occupati dall’acqua: tra temporanei e permanenti si contano in totale una decina di zone umide, tra le quali spiccano per estensione la Bozza Pollini, la Peverascia e la Lagozza di Centenate. Quest’ultima è sede di importanti ritrovamenti archeologici palafitticoli risalenti al 2800 a.C e ha dato il nome ad un’intera tipologia di manufatti rinvenibili in Nord Italia, ascrivibili appunto alla cosiddetta “Cultura della Lagozza”. Si stima che l’abitato neolitico che qui sorgeva ospitasse fino a 350 persone.

L’area costituisce pertanto un habitat ideale per gli anfibi, che qui trovano abbondanti pozze dove riprodursi e vaste aree boscate in cui vivere. Autentica “chicca” delle Paludi è la presenza del Pelobate fosco (Pelobates fuscus), un piccolo rospo molto raro in Italia (sono circa 15 le stazioni di presenza note) e dalle abitudini strettamente notturne e fossorie, cosa che rende il suo avvistamento particolarmente difficile. A quanto si conosce, la popolazione di Pelobate qui presente è probabilmente la più numerosa d’Italia. Da un recente studio condotto presso la Bozza Peverascia è emerso come dentro allo stagno (esteso soltanto come 5 campi da calcio circa) vengano a riprodursi ben 10 specie, per un totale di 10.000 individui!

Nota stonata in questo contesto è la diramazione autostradale dell’A8 (Gallarate – Gattico), che attraversa completamente il sito, interrompendo la continuità ecologica dell’area.

Fauna e flora delle Paludi di Arsago

La presenza del Pelobate fosco, qui presente con la sottospecie italiana (Pelobates fuscus insubricus) ha suggerito alla Societas Herpetologica Italiana (S.H.I., l’associazione che si occupa dello studio di rettili ed anfibi sul territorio nazionale) di identificare le Paludi di Arsago come una delle circa 60 “Aree di rilevanza
erpetologica nazionale”. Il piccolo rospo è noto anche come “rospo della vanga”, per la presenza di un tubercolo sulle zampe posteriori che facilita l’attività di scavo del terreno per sotterrarsi, o ancora come “rospo dell’aglio”, a causa del singolare odore della secrezione che produce se allarmato. Oltre al Pelobate, vivono qui anche la Rana verde (Pelophylax kl. esculentus), la Rana agile (Rana dalmatina), la rara Rana di Lataste (Rana latastei, endemica del Nord Italia), il Rospo comune (Bufo bufo), il Rospo smeraldino (Pseudepidalea viridis) la Raganella italiana (Hyla intermedia), il Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex) e la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

Tra gli uccelli prosperano le specie boschive, come il Rampichino (Certhia brachydactyla), il Picchio muratore (Sitta eurpaea), la Cinciallegra (Parus major), la Cinciarella (Cyanistes caeruleus), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), la Ghiandaia (Garrulus glandarius). La presenza di nuclei di pino silvestre favorisce la presenza anche di specie legate alle conifere solitamente presenti a quote più elevate, come il Fiorrancino (Regulus ignicapillus) e la Cincia dal ciuffo (Lophophanes cristatus). Anche gli uccelli acquatici sono ben rappresentati presso gli specchi d’acqua, dove si possono avvistare la Folaga (Fulica atra), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis). Interessante la presenza di un numeroso numero di anatre presso la Lagozza durante le stagioni del passo migratorio, tra cui spicca l’Alzavola (Anas crecca), presente qui spesso con decine di individui.

Dal punto di vista vegetazionale, gran parte del SIC è occupato da vecchi boschi di quercia (Farnia, Quercus robur, e Rovere, Q. petraea), dove localmente si inseriscono anche il Pino silvestre (Pinus sylvestris) ed il Castagno (Castanea sativa). Balza tuttavia all’occhio come siano purtroppo presenti in modo localmente dominante numerose specie esotiche ad alto fusto, che impediscono alle specie autoctone di rinnovarsi. Parliamo della Quercia rossa (Q. rubra), della Robinia (Robinia pseudacacia), del Ciliegio tardivo (Prunus serotina). Alcuni esemplari di Quercia rossa raggiungono dimensioni davvero ragguardevoli, superando i 30 m di altezza.

Dove si trova l’area

Il 70% dell’area tutelata dal SIC ricade nel territorio comunale di Arsago Seprio, corrispondente alla porzione centrale del SIC, mentre il restante 30% è diviso tra Somma Lombardo (a ovest) e Besnate (a est).

Come raggiungerla

Tutta l’area è attraversata da una fitta rete di sentieri, solo una parte dei quali è tuttavia segnalato con cartelli. Gli accessi sono diversi. Il principale è ad Arsago Seprio, in via Macchi, nei pressi di bivio dove si nota una bacheca informativa del Parco del Ticino. Da qui, in 10 minuti si raggiunge la Bozza Pollini, dalla quale si può proseguire fino alla Peverascia con altri 10 minuti (proseguire dritto al quadrivio nord nei pressi della Pollini, non ci sono cartelli). La Peverascia è raggiungibile anche da Somma Lombardo, parcheggiando nei pressi della Madonna della Ghianda, graziosa chiesa che dà il nome al viale alberato in cui sorge. L’area nord-est è collegata a quella sud-ovest da un’unica sentiero che passa sopra l’autostrada. Questa ha ugualmente diversi accessi. A Centenate, frazione di Besnate, si trova la Lagozza, presso la quale si può parcheggiare e dalla quale parte un sentiero che in pochi minuti conduce alla Lagozzetta prima di districarsi attraverso il bosco. Proseguendo oltre l’abitato di Centenate, si giunge ad un grande allevamento di cavalli (molto piacevole di suo), oltre il quale si può proseguire in direzione della Valle Bagnoli, zona di prati e boschi umidi anch’essa molto interessante dal punto di vista naturalistico e confinante all’area SIC delle Paludi di Arsago (l’area è una “Azienda Faunistico Venatoria”, per cui… occhio agli spari tra settembre e gennaio).
Arsago Seprio è collegata a Gallarate e Sesto Calende con autobus di linea operati da Beltramini e Gianoli. Somma Lombardo e Besnate sono raggiungibili in treno su linee Trenord da Gallarate.