Partegora, l’isolino di Angera con tante storie da raccontare

Partegora, l’isolino di Angera con tante storie da raccontare
L’isolino di Angera, detto Partegora, è poco più di uno scoglio che affiora dalle acque del Lago Maggiore, proprio di fronte alla cittadina. Eppure…
…qui sono successi fatti storici e scientifici della massima importanza nazionale, e non mancano leggende e miti ad arricchire di fascino questo piccolo paradiso naturale.
Si confonde quasi con i canneti della Bruschera e ora è soprattutto un’importante punto di avvistamento per gli uccelli acquatici del lago, che qui nidificano e si riposano, al riparo dai curiosi. Si possono vedere folaghe, cigni, anatre e germani ma anche garzette, nitticore, aironi e tartarughe e da qualche anno c’è anche un’importante colonia di cormorani, nella vegetazione tipica del canneto con le ninfee. Non mancano le nutrie, specie alloctona che somiglia al castoro, a cui piacciono gli ambienti umidi. Ma c’è stato un tempo in cui su quest’isola si commise un delitto efferato, ovvero l’uccisione di Sant’Arialdo, ed un altro in cui si compì un’importante impresa scientifica quale la scoperta del metano ad opera di Alessandro Volta.
Sant’Arialdo, per chi ha qualche ricordo degli studi di storia, è stato il santo martire fondatore del Patarianesimo, un movimento che nel Medioevo combatteva contro i cattivi costumi del clero come la simonia e il concubinato. Proprio per la sua battaglia contro la diocesi milanese, contro i suoi “colleghi” dunque, condotta insieme alla Chiesa di Roma, Arialdo venne sequestrato e barbaramente ucciso nel 1066 presso il Castello di Angera dal vescovo Guido da Velate e dalla sua concubina Oliva de Vavassori. Il suo corpo venne buttato poi nel lago nei pressi dell’isola; i suoi resti, riemersi, furono ricomposti e traslati molti secoli dopo nel Duomo di Milano. La festa di Sant’Arialdo è celebrata il 27 giugno.
L’altro fatto degno di nota è la scoperta effettuata, proprio all’isolino di Angera, delle proprietà infiammabili del metano da parte dell’illustre scienziato Alessandro Volta inventore della pila. La storia racconta che, durante un soggiorno estivo presso la casa di amici, il Volta fece un giro in barca e notò la formazione di bolle d’aria all’interno della melma a nord dell’isolino. Decise di raccoglierne dei campioni e, in laboratorio, durante alcuni esperimenti, riuscì a provocarne la combustione. Nelle sue lettere scrisse:
«Quest’aria arde assai lentamente con una bella vampa azzurrina[…] questo, infatti, giugne a scoppiettare col massimo strepitio e rumore ove venga frammischiata con un volume di aria comune doppio del suo; quella all’incontro s’infiamma e scoppia col massimo vantaggio se ad una misura aggiungasi le otto di comune.»
Alessandro Volta all’isolino di Angera aveva individuato le proprietà infiammabili del metano.
Informazioni:
all’isolino si può accedere solo attraverso imbarcazioni private. Si consiglia l’uso di stivali alti perchè si tratta di una zona paludosa.