Passeggiata sul lungolago di Como: atmosfere metafisiche
Passeggiata sul lungolago di Como: atmosfere metafisiche
Il lungolago a Como si chiama “Lungolario”, dall’antico nome dato al lago dai latini, Lario, e prende due nomi diversi a partire dalla piazza Cavour: Trento e Trieste. Qui trovi le indicazioni per apprezzare al meglio il Lungolario Trento.
Il Lungolario Trento, con il borgo Vico, è a occidente (a sinistra ponendosi di fronte al lago) e comprende due zone storiche ben caratterizzate architettonicamente – non si possono confondere – la zona razionalista e la zona delle ville aristocratiche, all’interno di un’area a giardino ricca di altri elementi di richiamo turistico come i monumenti, i giochi per i bambini, le panchine, i chioschi dei gelati.
Il Lungolario Trieste conduce al terminal delle Ferrovie Nord dopo essere passati davanti a Palazzo Plinius in stile eclettico. Proseguendo verso est si raggiunge la funicolare che porta a Brunate.
Questo per dire che si tratta di una lunga passeggiata dove c’è posto per fare e vedere tutto quello che più piace, senza scontentare nessuno.
L’aspetto più importante è però dato dalla assoluta originalità dell’insieme finale: in quasi nessun posto d’Italia possiamo avere un nucleo urbanistico così eterogeneo , realizzato nel corso di secoli grazie all’apporto di visioni estetiche e politiche diversissime tra di loro, che pure qui convivono creando un’atmosfera di sapore metafisico.
I progetti di riqualificazione del lungolario di Como
Sicuramente si respira ancora un’aria di provvisorietà, dovuta al fatto che è da quindici anni ormai (almeno dal 2000) che l’amministrazione comunale è impegnata in progetti di riqualificazione che hanno causato perplessità e sollevato numerose polemiche sia per i costi che per la qualità degli stessi. Il più famoso di questi episodi riguarda l’innalzamento di un muro proprio di fronte a piazza Cavour (piazza che tra l’altro venne costruita nel 1871 dopo avere interrato l’antico porto), soprannominato “il muro della vergogna”, poi rimosso nel 2010 per le vigorose proteste dei cittadini e di molte istituzioni culturali. Con la motivazione di realizzare una paratia contro i danni delle esondazioni, stava per essere realizzato un ecomostro che avrebbe impedito la vista del lago ai passanti. Un’idea simile tra l’altro venne in mente anche agli amministratori del Comune di Luino, dove una protesta analoga nel 2009 impedì la prosecuzione dei lavori e dove adesso il lungolago ha conosciuto una sistemazione molto più soddisfacente.
La speranza, adesso, è che prevalga il buon senso anche a Como per apportare le necessarie modifiche rispettando e valorizzando l’esistente.
Quando è stata visitata la città, era aperta la passeggiata “provvisoria” voluta dagli Amici di Como che continuerà a rimanere agibile per tutta la durata di Expo Milano, fino a novembre 2015.
Di recente l’architetto Libeskind ha donato alla città una scultura avveniristica che dovrebbe essere installata direttamente nel lago, di fronte a piazza Cavour, in ricordo di Alessandro Volta.
Il lungolario Trento con il Tempio Voltiano, il Monumento ai Caduti e il quartiere Razionalista
Tempio Voltiano
Da piazza Cavour, con le spalle al Duomo e incamminandosi verso sinistra si passa davanti alla sede dell’associazione Giosuè Carducci, in stile liberty, e poi si vede il MuST, il Museo Studio del Tessuto voluto dalla Fondazione Ratti. Dopo essere passati attraverso i giardini pubblici, dove in passato c’era una spiaggia, si arriva al Monumento alla Resistenza Europea (1983) e infine al Tempio Voltiano. Si tratta di un vero e proprio tempio in stile neoclassico, costruito da Federico Frigerio nel 1927 dopo che un rovinoso incendio aveva distrutto parte dei cimeli e degli strumenti di laboratorio di Alessandro Volta, lo scienziato famoso per avere inventato la pila. L’edificio è a pianta centrale ed è caratterizzato da un pronao con quattro grandi colonne che sostengono un timpano triangolare con al centro un medaglione ritraente il profilo di Volta. L’ingresso è affiancato da due statue classicheggianti, allegorie della Scienza e della Fede. L’interno ospita il Museo Voltiano.
Monumento ai Caduti
Poco più a sinistra svetta verso il cielo un altro simbolo della Città Murata, il Monumento ai Caduti costruito da Giuseppe e Attilio Terragni nel 1933 sui disegni di Antonio S. Elia, un grande architetto futurista comasco caduto prematuramente in guerra.
In realtà il disegno di Elia si riferiva ad una centrale idroelettrica, ma l’idea di rendere omaggio al progettista era molto caldeggiata dal gruppo futurista del tempo, capeggiato da Marinetti e Prampolini, così come dal regime fascista.
La pietra utilizzata è quella del Carso dove si combatterono le battaglie più cruenti della prima guerra mondiale, in Italia, e dove per l’appunto morì lo stesso Sant’Elia a soli 28 anni.
Il quartiere razionalista con il Novocomum
A ridosso del Monumento si trova lo stadio Senigaglia e, poco più internamente, lungo viale Puecher si possono vedere una serie di edifici di impronta razionalista ad opera di Giuseppe Terragni.
Il più famoso tra questi è il Novocomum, soprannominato “il Transatlantico” per via della sua forma inusuale caratterizzata da muri con angoli, porte e vetri arrotondati. I colori che si vedono adesso nelle parti angolari sono vivaci così come li aveva progettati Terragni in origine.
L’edificio fa corpo unico con un altro edificio preesistente, di impronta liberty, e quasi appare rappresentare, di esso, una sua logica evoluzione: gli ornamenti superflui vengono superati ma non le linee e i ritmi che già esistevano nell’edificio più antico.
Di impronta razionalista (caratterizzati cioè da ampie superfici vetrate spesso nastriformi, dall’uso di cemento armato, da elementi improntati alla massima funzionalità senza nessun indugio ornamentale, da un’attenzione particolare al contesto urbanistico) sono anche i vicini edifici di Gianni Mantero: la casa del Balilla e la sede dei Canottieri Lario.
Su una strada parallela alla via Sinigaglia si può trovare l’ultimo edificio progettato da Terragni, la Casa Giuliani Frigerio, caratterizzata da un’estrema leggerezza ai piani alti realizzata “sfalsando” i livelli delle coperture.