Vinicio Capossela passa a Varese, il 20 ottobre, per portare “13 canzoni urgenti a teatro”
Vinicio Capossela passa a Varese, il 20 ottobre, per portare “13 canzoni urgenti a teatro”
“Con i tasti che ci abbiamo” è il titolo del nuovo tour di concerti di Vinicio Capossela, che partirà il 1o ottobre a Ferrara (dove è cresciuto artisticamente, e dove è già tutto esaurito) e toccherà poi più di 30 città, comprese Varese e Milano. Al Teatro di Varese canterà e suonerà, con ospiti a sorpresa, il prossimo venerdì 20 ottobre.
Ecco le tappe del tour autunnale “Tredici canzoni urgenti a Teatro” di Vinicio Capossela : 10 ottobre a Ferrara, 12 ottobre a Napoli, 13 e 14 ottobre a Roma, 16 e 17 ottobre a Ravenna, 19 ottobre a Torino, 20 ottobre a Varese, 23 ottobre a Bari, 26 ottobre a Catanzaro, 29 ottobre a Catania, 30 ottobre a Palermo, 4 novembre a Pescara, 8 novembre ad Ancona, 12 novembre a Firenze, 13 novembre a Milano, 15 novembre a Parma, 18 novembre a Padova, 20 e 21 novembre a Genova, 26 novembre Trento, 28 dicembre Sassari, 29 e 30 dicembre Cagliari.
Come definire questo nuovo tour? Capossela ci fornisce una chiave di lettura possibile:
“È un concerto che ha che fare con la sospensione dell’incredulità, quindi col mondo dell’immaginazione, perché l’immaginazione è la nostra grande opportunità di trasformare i limiti in possibilità….”
Il tour si intitola CON I TASTI CHE CI ABBIAMO – come la canzone che chiude il nuovo album – ed insieme alla locandina, sono già una traccia di quello che intende proporre Capossela al suo pubblico.
“I tasti del pianoforte, smontati, sembrano spazzolini da denti per elefanti, o metri di legno da muratore. Privati del loro compito, e del complesso dello strumento per il quale sono costruiti, diventano lunghe dita inarticolate, smaltate in punta, a volte di bianco a volte di nero. Schegge di qualcosa che si è rotto, di un mondo fatto a pezzi come da un congegno che ti è esploso tra le mani.
Con i tasti che ci abbiamo, ci siamo fatti infilzare senza che nessuna beatitudine ne sia venuta. Ma sono venute tredici canzoni, fastidiose e urgenti.
Sono canzoni che non si sottraggono al tempo e che parlano da sé: affrontano i temi del pericolo e della grazia, che viviamo in dimensione collettiva, messi sul piatto e serviti con tasti rotti come posate. Pezzi di legno e smalto che a volte feriscono a volte carezzano, a volte grattano la schiena. Possono essere schegge, coltelli o amuleti, ma è comunque tutto quello che abbiamo per affrontare i mostri fuori e dentro di noi.
Affrontarli insieme è meglio che affrontarli da soli.
Con i tasti che ci abbiamo suoneremo e parleremo e canteremo nel riparo dei teatri in autunno. Il cuore urgente (per citare il telegrafista di Jannacci) non ha bisogno di maschere, scenografie e infingimenti, è un cuore messo a nudo, una radiografia a torace aperto. Soltanto riconoscendo la nostra finitezza possiamo costruire sui nostri limiti delle possibilità. Ed è quello che cercheremo di fare il prossimo autunno nei teatri, declinando il concetto dell’urgenza nell’essenzialità della musica, con una formazione di musicisti e musiciste aperta ad accogliere, di città in città, l’ospite e con un repertorio a scaletta libera incentrato sul perno di queste tredici canzoni, in una specie di mensa all you can eat a cui mangeremo tutti.
Impeggiamo per immegliarci e tutto sarà stato un regalo.”
Vinicio Capossela, su Spotify può vantare 268mila follower, per un totale di 423mila ascoltatori mensili. Si tratta soprattutto di ascoltatori italiani, ma d’altra parte è un songwriter che basa la sua forza espressiva sui testi scritti rigorosamente in lingua italiana, paragonabili a poesie o racconti brevi.
È considerato il Tom Waits della musica italiana, in virtù dei suoi personaggi ispiratori principali, che sono due scrittori: il romanziere John Fante e il poeta e filosofo Samuel Taylor Coleridge, oltre che tutta la musica popolare. Il suo è uno stile unico e inconfondibile che non ha eguali in nessun altro paese europeo.
Nato ad Hannover in Germania, il 14 dicembre 1965, Capossela crebbe culturalmente nei club underground di Bologna, Modena e altre città dell’Emilia Romagna.
A capirne le potenzialità e il talento è stato, tra i primi, Francesco Guccini. Il suo primo album data al 1990 e si chiama All’una e Trentacinque Circa: è subito acclamato dalla critica e dal pubblico, per quel suo gusto per le melodie e i ritmi di sapore gipsy, unite a vere e proprie perle letterarie che l’hanno fatto avvicinare a Bukowski e Cèline.
Modì è il secondo album, del 1991, al quale segue un periodo dedicato al teatro, in particolare alle performance dell’istrionico Paolo Rossi e di tutto il suo entourage di Sù la testa.
Gli album successivi confermano il valore della sua produzione, tanto che l’album “Canzoni a manovella” del 2000 vince il Premio Tenco e il PIM, due dei più prestigiosi premi musicali in Italia.
La sua creatività non si esaurisce nella musica, ma si materializza anche nel romanzo “Non si muore tutte le mattine“, nel 2004.
Torna in studio nel 2006 per registrare “Ovunque proteggi” insieme al chitarrista di Waits, Marc Ribot. Gli altri album come Da Solo (2008), The Story-Faced Man (2010), Rebetiko Gymnastas (2012), and Canzoni Della Cupa (2016) non fanno che consolidare la reputazione di Capossela come uno dei più grandi songwriter del suo tempo.
Ultimo aggiornamento 2024-09-08 / da www.amazon.it. Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API